Barba non facit philosophum

I ROSSI DI CASARUSSO

Goccie di Storia  di un nobile casato 

In  questo sito  troverete  anche la trascrizione di una parte di manoscritti, costituiti da documenti e lettere,  che per puro caso furono salvati dal macero dopo la morte della prozia Laura(etta) Rossi sposata Campanile, avvenuta in Napoli alla fine degli anni 50. Un lavoro difficile, in considerazione del modificato linguaggio rispetto al tempo e soprattutto per alcune parole e  nomi che a tutt’oggi non si riescono  ancora a decifrare.
Un lavoro certosino del canonico  Don Valentino Rossi, morto di colera nel 1837,   uomo  fragile nel corpo, ma deciso e battagliero nell’animo e nel comportamento. Del resto era sostenuto dal fratello Tommaso, notaio, nella sua volontà di emergere ed essere utile alla società.
Innocenzi  Filippo, questo era il nome in religione del canonico Valentino Rossi,  era di carattere non facile, ebbe rapporti ed amicizie con persone di alto rango ed fu fedele servitore della monarchia borbonica anche durante la  rivoluzione del 1799, un’era di rinnovamento che  attraversò  il mondo culturale napoletano.
Un rivoluzionario conservatore che nella tradizione del passato, guardava fiducioso al futuro nel rispetto della religione e della morale.

Del resto non poteva essere diversamente, visto che i suoi zii, avevano abbracciato tutti la vita religiosa o monastica, tra questi, Nemesio Maria Rossi che era stato parroco della Chiesa di San Mauro per oltre 24 anni, fino al 1805, anno in cui  morì.

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